Nelle opere di Urbansolid siamo abituati a ripensare criticamente agli oggetti di uso comune. Oggetti che in qualche modo condizionano la nostra vita quotidiana acquistano una nuova proposizione di senso. In questa installazione, Urbansolid utilizza come soggetto qualcosa che, pur non facendo parte del nostro quotidiano, è caratterizzato da un forte portato culturale: i Moai dell’isola di Pasqua. Queste sculture di grandi dimensioni rappresentano nella loro sintesi un’intera civiltà. Urbansolid propone una decontestualizzazione non soltanto geografica ma anche temporale, andando a creare quel cortocircuito tipico dei suoi lavori, cercando di dare un nuovo senso ad un vecchio messaggio. Una volta immersi nel contesto urbano contemporaneo, imbrattati come i muri o come i monumenti delle nostre città, questi artefatti vandalizzati acquisiscono un nuovo significato. Questa nuova dimensione urbana genera un effetto specchio: siamo capaci di cogliere la distruzione e il depauperamento ambientale e culturale solo osservando contesti lontani da noi, non accorgendoci del disfacimento che ci riguarda più da vicino, quello della realtà in cui siamo immersi. Sappiamo riconoscere qualcosa che è “altro”, ma quasi mai siamo in grado di raggiungere una piena consapevolezza, sociale e individuale, del nostro decadimento. Attraverso la vandalizzazione, il Moai, simbolo di una civiltà che ha distrutto il suo ecosistema, viene alterato nei suoi significati, sfigurato, sporcato e uniformato al nuovo contesto urbano che lo ospita. L’opera di Urbansolid invita lo spettatore a riflettere su queste tematiche amplificandone il paradosso. L’opera pone un quesito tanto semplice quanto diretto: la lezione è stata assimilata o, a livello globale, siamo destinati a fare la medesima fine dei Rapa Nui?
“Anche se questa teoria è solo una delle tante avanzate per spiegare le cause che hanno portato i Rapa Nui ad estinguersi, nell’immaginario collettivo la ragione della loro sparizione risiede nella scarsa tutela del proprio ecosistema. Quello che rende affascinante i Moai è l’immagine, il portato culturale che riescono ad attivare negli occhi di chi li guarda. Il link con l’autodistruzione di una civiltà è diretto ed immediato, come in qualche modo solo le icone sanno esserlo. Questo rimando immediato li ha resi il soggetto perfetto per veicolare il nostro messaggio. Attraverso la vandalizzazione, abbiamo innescato un corto circuito, caricando ancor di più il messaggio, e rendendolo contemporaneo. Immergere i Moai nella dimensione urbana, decontestualizzandoli, ci ha permesso di creare un effetto specchio, portando la riflessione dello spettatore sul proprio ambiente. Un po’ come nel caso dei Rapa Nui, la convinzione che il nostro pianeta abbia risorse infinite e che sia in grado di sopportare le nostre controverse attività, sembra essere tutt’ora la più diffusa. Per quel popolo, l’isola rappresentava l’intero mondo esistente. L’idea di far viaggiare le sculture nasce dalla volontà di completare il pensiero dell’opera, disseminandoli sulla Terra come se fossero ancora sull’isola di Pasqua, ricreando su scala planetaria quella stessa atmosfera che i Moai riescono a sviluppare sull’isola. Forse in questo modo riusciremo a rendere visibile l’idea che la Terra non è poi un posto così grande”. – URBANSOLID